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Anno: 2016 - Labels:

Basse dosi di Dopamina favoriscono la diuresi e preservano la funzione renale nei pazienti con insufficienza cardiaca


La Dopamina a bassi dosaggi è stata somministrata ai pazienti con insufficienza cardiaca per aumentare la diuresi e preservare la funzione renale fin dal secolo scorso.
Tuttavia, l'efficacia della Dopamina a basse dosi nell'insufficienza cardiaca è stata recentemente messa in discussione da numerosi studi.

Una meta-analisi ha valutato gli effetti della Dopamina a basso dosaggio nell’insufficienza cardiaca.

Gli endpoint primari nella meta-analisi erano la funzione renale, determinata dall’azotemia, i livelli di creatinina, la velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) e la produzione di urina.
Gli endpoint secondari erano i tassi di mortalità per qualsiasi causa e la riammissione ospedaliera dopo il trattamento.

Sono stati inclusi in questa analisi 6 studi randomizzati e controllati ( RCT ) e 1 studio retrospettivo che hanno coinvolto 587 pazienti.

Basse dosi di Dopamina hanno migliorato eGFR ( MD, 7.44; IC 95%, 1.92-12.95; P = 0.008 ), la produzione di urina ( SMD, 0.58; IC 95%, 0.15-1.01; P = 0.008 ), e hanno diminuito i livelli di creatinina ( MD, -0.36; IC 95%, -0.64 / -0.08; P = 0.004 ), e l’azotemia ( MD, -6.97; IC 95%, -13.12 / -0.81; P = 0.03 ).

Non è stata notata alcuna differenza statisticamente significativa nei tassi di mortalità ( RR, 0.86; IC 95%, 0.62-1.20; P = 0.37 ) e di riammissione in ospedale ( RR 0.86; IC 95%, 0.47-1.56, P = 0.62 ).

In conclusione, la Dopamina a basse dosi ha effettivamente portato benefici in termini di promozione della diuresi e di preservazione della funzione renale nei pazienti con insufficienza cardiaca.
Non ha dimostrato significatività statistica nei tassi di riammissione ospedaliera e neppure di mortalità.
L'efficacia della Dopamina a basse dosi per i pazienti con insufficienza cardiaca deve essere confermata da ulteriori studi clinici di grandi dimensioni e di alta qualità. ( Xagena )

Xing F et al, Int J Cardiol 2016; 222: 1003-1011

Xagena_Cardiologia_2016